L'India è strapiena di meraviglie da assaporare passo dopo passo nel corso di un viaggio tra città e luoghi remoti ancora intrisi di fascino storico e cultrale. E proprio a proposito di cultura locale, c'è una tradizione, in particolare, che attira ogni anno migliaia di visitatori da ogni continente per via delle sue innumerevoli particolarità: la festa dei colori.
L'Holi Festival (questo il suo nome) è infatti una tra le più importanti ricorrenze indiane e, a dire il vero, una delle più affascinanti feste popolari di tutto il mondo (a tal punto da essere in qualche modo replicata anche in alcuni paesi europei e oltreoceano, anche se il valore può facilmente non essere lo stesso).
Particolarmente sentita soprattutto nei luoghi di religione induista (quindi India ma anche Bangladesh, Pakistan e Nepal), la festa dei colori non è affatto paragonabile al semplice carnevale o a una semplice gara tra centinaia di partecipanti. Si tratta di molto di più, specie dal momento che proprio in India il suo valore acquisisce caratteristiche veramente tendenti all'epico.
Ma andiamo per ordine e assaporiamo gradualmente anche noi tutto il fascino di questa splendida celebrazione passando in rassegna quello che c'è da sapere per apprezzarla in pieno.
L'Holi Festival nasce dall'usanza induista di salutare la primavera cantando, ballando e cospargendosi interamente il corpo di polveri colorate (gulal), simbolicamente riferite ai colori proprio della primavera. All'arrivo della festa dei colori indiana, dunque, migliaia di persone si riversano nelle strade di città e villaggi per dare vita a infiniti festeggiamenti e reciproci cospargimenti di vernice o polvere colorata, diventando, di fatto, tutti dei veri e propri arcobaleni viventi.
Celebrata il giorno seguente alla prima notte di luna piena del mese di marzo, la festa dei colori trae le sue origini dalle onorificenze in favore del raccolto e in auspicio di una sempre maggiore fertilità della terra, che vuole anche simboleggiare una più generica e salvifica vittoria del bene sul male scacciato via con la fine del freddo invernale.
Storicamente, la festa dei colori ha un riferimento strettamente legato a un antichissimo mito ben preciso.
Hiranyakashipu, uno spietato re demone, provò a vendicare la morte di suo fratello per mano di Vishnu, una delle tre fondamentali divinità del pantheon induista responsabili della vita e della morte di tutto l'universo. Hiranyakashipu volle sfidare Vishnu cercando di diventare Signore del Paradiso, della Terra e degli Inferi. Dopo essersi sottoposto a sterminate preghiere e penitenze, gli fu concesso di ottenere un aiuto divino che gli fece credere di essere diventato immortale. Così, Hiranyakashipu si autoproclamò unico dio e pretese adorazione da tutti i sudditi del suo regno. Suo figlio Prahalad, però, era devoto a Vishnu e scelse di continuare ad adorare il suo dio, provocando in suo padre e nella sorella Holika il deiderio di ucciderlo sul rogo. Così prepararono una pira ardente ma perirono entrambi per intercessione di Vishnu. Prahalad diventò simbolo del bene che trionfa sul male. Ancora oggi, in memoria di questo antico mito, nella notte di luna piena che fa da vigilia alla festività, vengono accesi dei falò per sconfiggere gli spiriti maligni.
La festa dei colori, in particolare, celebra anche il mito dell'amore eterno tra Radha e Krishna, dove Krishna è la reincarnazione proprio di Vishnu. Il versante festante e pittoresco delle celebrazioni trae spunto, nello specifico, dall'adolescenza gioiosa di Krishna che si divertiva immensamente proprio schizzando acqua mista a polvere colorata addosso a tutte le ragazze del suo villaggio. Seguito dagli altri ragazzi del villaggio, Krishna rese famoso questo suo gioco fino a farne una tradizione popolare.
La festa dei colori in India, sulla base della sua storia mitologica, arriva fino ai giorni nostri portando con sé un significato ben preciso.
Il termine “Holi” vuol dire “bruciare” e, come si può facilmente intuire, si riferisce alla derivazione mitologica della celebrazione, che vuole la sconfitta del male in favore del bene, entrambi simboleggiati dagli déi di riferimento. Ma l'Holi Festival porta con sé anche altri significati.
In primo luogo, il riferimento attuale più specifico e diretto è sicuramente quello che chiama in causa il concetto di rinascita come buon auspicio per il presente e per il futuro, una ripartenza umana e spirituale che non a caso coincide con l'inizio della primavera.
Ma un altro significato delle celebrazioni che hanno luogo con la ricorrenza dell'Holi – in maggiore riferimento al modo in cui queste avvengono – è anche quello che vuole al centro delle celebrazioni l'amore universale, la condivisione fraterna delle esistenze, e l'amore romantico. Anche per questo, ad esempio, durante il reciproco cospargimento di polveri colorate tra i celebranti, soprattutto le coppie di innamorati hanno praticamente l'obbligo festoso di colorarsi la faccia a vicenda.
Come abbiamo accennato in precedenza, la festa dei colori si celebra nei paesi induisti come l'India ma anche il Nepal, il Pakistan e il Bangladesh. Va da sé che anche molte comunità indiane sparse per il mondo non rinunciano a celebrare questa fondamentale festività anche nei luoghi in cui si trovano.
L'Holi viene festeggiato – perché conosciuto – anche in Europa, Stati Uniti, Australia e in parte dell'Asia ma, naturalmente, non ha la stessa valenza simbolica né tantomeno la medesima importanza religiosa, relegando il significato all'unico riferimento generico della vittoria del bene sul male.
I luoghi dove la festa dei colori indiana ha riferimenti e valori simbolici e religiosi di incommensurabile grandezza, però, sono le città di Vrindavan e Mathusa, situate nel nord dell'India. È qui, infatti, che Krishna visse la sua infanzia.
Ma splendide sono anche le celebrazioni della festa dei colori che si tengono a Delhi, Jaipur e Agra, il Triangolo d'Oro turistico dell'India.
La celebrazione dell'Holi non ha una data ben precisa ma è strettamente collegata alle fasi lunari. Per questo motivo, ovviamente, il periodo in cui prendono vita le festività varia di anno in anno. Generalmente, la festa dei colori in India coincide sempre con l'inizio della primavera, il giorno dell'equinozio o il primo giorno di luna piena della stagione primaverile.
Nel 2020, ad esempio, l'Holi Festival ha avuto luogo il 9 e il 10 marzo. Per il 2021, invece, le celebrazioni sono previste per il 28 e il 29 di marzo, mentre nel 2022 la festa dei colori indiana avrà luogo il 17 e il 18 marzo.
In genere, la durata dell'Holi festival equivale a due o tre giorni, anche se possono esserci variazioni in base alle zone o alle città prese in considerazione. Nelle altre zone dell'Asia, ad esempio, le celebrazioni possono avere una durata pari anche a più di due settimane.
Nei giorni precedenti all'inizio delle festività, le strade vengono letteralmente invase da bancarelle che vendono sachetti di polvere colorata (non tossica), pistole ad acqua e palloncini, mentre il giorno prima vengono sistemate in strada degli altissimi muchci di legna che serviranno per il falò della sera. Nel giorno di inizio delle festività, invece, la gente si riversa in strada per scatenarsi e, in seguito, ritrovarsi a gustare dolci tipici tradizionali (come guja – una sorta di paté dolce – dahi-bada e puranpoli) accompagnati da latte bollito con panna, mandorle e zafferano (detto thandai).
Ma se siamo curiosi e, oltre a sapere cosa vedere, vogliamo sapere qualcosa riguardo alre feste affascinanti della popolazione indiana, possiamo considerare almeno altre tre o quattro celebrazioni popolari di grande suggestione e di sicuro interesse.
Diwali: la “festa delle luci” è celebrata sia dagli induisti che da buddhisti, sikh e jainisti. Ispirata al mito del ritorno di Rama (incarnazione di Vishnu) nella sua Ayodhya dopo un lungo esilio, Diwali celebra la vittoria della luce sul buio e del bene sul male. I festeggiamenti durano cinque giorni e hanno luogo tra ottobre e novembre. Vengono preparati piatti tipici e ogni casa espone candele o fiaccole per illuminare la notte;
Aarti: più che festività è una cerimonia. Si tratta di un rituale di purificazione induista celebrato per buon auspicio o in ringraziamento a una divinità. I rituali più affascinanti in assoluto sono quelli che hanno luogo sulle rive del fiume Gange: vengono accese delle fiaccole in simbolo di luce e illuminazione divina (il più delle volte si tratta di piccoli piatti cosparsi di petali di fiori) e, nelle città sacre come Varanasi, il tutto diventa una sorta di vera e propria celebrazione a cielo aperto grazie a canti e danze tradizionali;
Onam: dura circa una decina di giorni tra agosto e settembre e avviene in celebrazione del raccolto. Tra le usanze più afascinanti ci sono la parata degli elefanti dell'Athachamayan e la Pulikali, la tradizionale “danza della tigre” nello stato del Kerala;
Fiera di Pushkar: è una grandissima fiera di cammelli prevista tra ottobre e novembre nella città di Pushkar, situata nella regione desertica del Rajasthan. Numerosissimi allevatori espongono intere mandrie di cammelli e dromedari, mentre artigiani e mercanti li affiancano con i loro manufatti. Per chi vuole tornare a casa dall'India con qualche souvenir di sicuro fascino e valore, è qui che bisogna venire a curiosare. Ma la fiera di Pushkar propone anche tantissime tra le pietanze culinare tipiche del posto, spettacoli e cerimonie di purificazione.